I call center e l’outbound marketing, in che epoca siamo?
Da diversi giorni sono bombardato da improvvise chat di gruppo che, aprendosi su whatsapp, propongono prodotti o servizi totalmente fuori target, da continue telefonate di fantomatici call center di sconosciute agenzie di comunicazione “Google partner”, da messaggi di gruppo Facebook che propongono prodotti di forex, servizi di telefonia, case in affitto, servizi di posizionamento nei motori, etc. a tal punto che mi son deciso a scrivere questo breve articolo per fare un po’ di chiarezza sul discorso inbound e outbound marketing.
Ma possibile che esistono ancora queste forme di auto-pubblicità zero cost della serie “accattatevillo“?
Ebbene si.
Intanto sono passati dieci anni da quando Brian Halligan di Hubspot ci ha regalato la definizione di Inbound Marketing.
Oggi il termine si è ampliato e ha assunto connotati differenti per aree diverse di interesse, l’unica cosa che non è mutata nel tempo è il mezzo con il quale conduciamo le nostre campagne: la scrittura.” tratto da Trasforma WordPress per l’inbound marketing
Invece di scrivervi la definizione di inbound e outbound vi faccio un piccolo esempio per chiarire i concetti.
Alzi la mano a chi di voi piace essere interrotto durante il lavoro, la cena, durante la finale della coppa campioni o mentre sta facendo il suo riposino pomeridiano dalla signorina del call center di turno. E vogliamo parlare della casella di posta inondata di e-mail spam? O di siti web ricoperti talmente tanto di pubblicità tanto da impedirne la navigazione? Bene. Questo è outbound marketing.
Alzi invece la mano chi preferirebbe non essere interrotto da alcuna azienda in nessun momento della propria vita privata.
O meglio.
Qualora si dovesse presentare un’esigenza, un problema da risolvere, un desiderio di acquisto, trovare la soluzione nel luogo più vicino possibile. Dove?
Ovviamente sul proprio cellulare, pad, computer.
L’inbound marketing si serve appunto di tutti quegli strumenti quali e-mail marketing, (es. newsletter “opt-in“, ovvero inviate a persone che hanno dato volontariamente il consenso a ricevere e-mail informative), SEO, SEM, blog, social media, link building, podcast, video, etc. che costruiscono un tessuto informativo tale da dare la possibilità all’utente, qualora ne avesse bisogno, di risolvere il suo problema. Punto.
Outbound invece è sinonimo di interruzione, fastidio, manipolazione, costrizione che ormai non è più efficace.
E’ anche una questione biologica.
Il nostro cervello è strutturato per processare milioni di informazioni contemporaneamente, ma è anche capace selezionarle autonomamente, riducendole al massimo a 40, nel momento presente.
Ne consegue che anche il tempo dedicato alla selezione delle informazioni necessarie, cercate e trovate su internet attraverso qualsiasi mezzo, è brevissimo.
Le informazioni dovranno perciò essere:
- ben distribuite e reperibili
- ben evidenziate rispetto alla massa
- interessanti, stimolanti
- soprattutto, fornire una soluzione
Non mi dilungo oltre, la vostra attenzione è già andata via. 🙂
A voi le vostre riflessioni.