Ciao e ben ritrovato/a,
oggi ti parlo ancora di resistenza, connessa alla rabbia.
Partiamo da una storiella sul Buddha… 🙂
Si dice che una volta, un uomo si avvicinò a Buddha e, senza dire una parola, gli sputò in faccia. I suoi discepoli si arrabbiarono.
Ananda, il discepolo più vicino, chiese a Buddha:
– Dammi il permesso di dare a quest’uomo ciò che merita!
Buddha si asciugò con calma e rispose ad Ananda:
– No. Io parlerò con lui. E unendo i palmi delle mani in segno di riverenza, disse all’uomo:
– Grazie. Con il tuo gesto mi hai permesso di vedere che la rabbia mi ha abbandonato. Ti sono estremamente grato. Il tuo gesto ha anche dimostrato che Ananda e gli altri discepoli possono essere ancora assaliti dalla rabbia. Grazie! Ti siamo molto grati!
Ovviamente, l’uomo non credette a ciò che udì, si sentì commosso e angosciato. Non riusciva a dare una spiegazione a quanto era accaduto. Fu preso da un tremore per tutto il corpo, la sudorazione gli fece bagnare le lenzuola. In vita sua non aveva mai incontrato un uomo con un carisma così forte.
Il Buddha aveva frantumato i suoi pensieri e tutto il suo modo di vivere ed agire.
La mattina successiva l’uomo tornò dal maestro e si gettò ai suoi piedi. Allora il Buddha si rivolse ad Ananda:
– Hai visto? Quest’uomo è tornato per dirmi qualcosa. Anche questo gesto di toccare i miei piedi è un suo modo per dirmi ciò che altrimenti non gli era possibile spiegare a parole.
L’uomo guardò il Buddha e disse:
– Perdonami per quello che ti ho fatto ieri.
Il maestro gli rispose che non c’era nulla di cui perdonargli e gli spiegò:
– Come lo scorrere del Gange fa sì che la sua acqua non sia mai la stessa, così neppure l’uomo è uguale a quello di prima. Io non sono più la stessa persona a cui tu ieri hai fatto qualcosa. E nemmeno colui che ieri mi ha sputato adesso è qui. Io non vedo nessuno arrabbiato come lui. Ora tu non sei più lo stesso uomo di ieri, non mi stai facendo nulla, quindi, non c’è niente che io ti debba perdonare.
Le due persone, l’uomo che ha sputato e l’uomo che ha ricevuto lo sputo, entrambi non sono più qui. Perciò, adesso parliamo di altro.”
Bellissima vero?
Quante volte re-agisci quando qualcuno ti dice o ti fa qualcosa?
Re-agire è diverso da “agire”.
Quando due persone interagiscono, accadono molte cose.
Per capire devo farti una premessa, ovvero:
Tu sei il risultato di tutte le tue esperienze.
Queste esperienze indovina dove vengono immagazzinate?
C’hai preso.
Nella tua mente, che è fatta per registrare tutto quello che ti accade.
Si sta formando l’Ego, oggi va tanto di moda nominarlo.
Ma in quale parte della mente?
Se l’esperienza è particolarmente “emotiva”, viene registrata nella parte inconscia, dentro di te.
E quella risposta viene presa come “modello” di azione (o re-azione).
E’ un software installato nel tuo computer.
Ad es. “Il mondo è cattivo, non ci si può fidare di nessuno, quindi ecco la mia bella corazza che non mi consentirà più di soffrire”.
Cosa nasconde questa corazza?
Te lo dico subito io senza fronzoli: il tuo bambino ferito, la tua parte emotiva, il tuo cuore, che si aspettava qualcosa e ne ha ricevuta un’altra.
Di quale materiale è composta quella corazza?
Te lo dico sempre io.
Rabbia!
Infatti la rabbia si concentra nel plesso solare, terzo chakra, lo stomaco, rappresenta quello che non si digerisce.
Una barriera di energia statica che blocca il suo stesso afflusso al cuore <3 (e blocca tante altre cose causando ulcere, gastriti, ernia iatale, etc.).
Mi fermo un attimo e apro un’altra parentesi, sai che mi piace partire dalle definizioni, quindi non può mancare questa della rabbia.
rabbia
/ràb·bia/
FIG.: Irritazione violenta, spesso incontrollata, provocata da gravi offese, contrarietà o delusioni ( essere fuor di sé dalla r. ; schiumare di r. ; arse D’ira e di rabbia immoderata immensa, Tasso), oppure sorda e contenuta, dovuta a sdegno o dispetto, senso d’impotenza o anche di invidia (non sono riuscito e questo mi riempie di rabbia; che rabbia dover star qui senza poter far nulla; si rodeva di rabbia per il successo del fratello; prov. uccello in gabbia non canta per amor, canta per rabbia).
Un uccello in gabbia non canta per amore, canta per rabbia.
Questa similitudine mi incanta e mi fa riflettere.
Chi decide di essere in gabbia? (o di avere la corazza).
Sei sempre TU.
So che hai pensato…
In gabbia un uccello ce lo mette “il padrone”, quello che l’ha comprato.
Fantastico ed esatto!
Nel tuo caso, chi è il tuo padrone?
E che forma ha la tua gabbia?
Quando “ti” ci ha messo?
O meglio… quando ti ci SEI messo/a?
Sai che la prima regola che dico a tutti è che… ognuno è respons-abile della propria vita.
Delegare il proprio potere ad un’altra persona non ti farà andare da nessuna parte.
Se lo fai è perché ti fa comodo darlo a qualcun altro, così da poter avere scuse per non dover agire.
- eh ma è colpa sua se…
- non dipende da me se lui è così…
- è il mio datore di lavoro che mi costringe a…
Si, ma tu cosa ricevi in cambio?
Certezza? Amore? Comodità? Agiatezza? Stipendio?
Mamma mia quante cose vorrei dirti tutte d’un fiato, ma mi tocca cercare di dare un ordine a tutti questi concetti.
Arrivo subito al punto.
Quello che voglio dirti tornando alla storiella del Buddha.
Quando qualcuno fa un’azione che tu interpreti venga fatta “contro” di te, tu cosa fai?
Come reagisci?
Perché re-agisci?
Quale parte di te stai mostrando all’altra persona per contrattaccarlo?
Lo schema funzionale che stai adottando è del presente o è il software che hai installato che sta elaborando la risposta in base a quell’evento passato sepolto nel tuo inconscio?
Stai comprendendo quello che ti voglio dire?
Quanta, ma quanta energia stai utilizzando per mantenere in vita quella corazza reattiva, accesa 24 ore su 24?
Quanta energia stai usando per bloccare la porta affinché non vi passi nessuna emozione?
Ogni porta ha una fessura per far entrare una chiave.
E dì la verità, ogni tanto ci sbirci dentro per vedere cosa accade dall’altra parte.
Come le persone interagiscono e, magari a volte, si amano anche.
A te l’amore non ti tocca vero?
Ti fa male…
L’amore fa male!
Pausa.
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Ascoltami ora.
Quando vieni qui, quando la tua anima scende nel tuo corpo è pura.
Il bambino è innocente.
La mente è come un computer nuovo, pochi software installati.
Pianto = ho bisogno di te = amore.
Mano mano che il bambino cresce, ecco che vengono installati nuovi software.
Capisci cosa intendo?
I genitori non sono perfetti, quelli non consapevoli, ti passano senza pensarci su, i programmi con i quali loro sono cresciuti.
Non è colpa loro però, non sono consapevoli, non lo sanno.
Tra i programmi, il più infame è questo:
Se fai questo, allora ti do la ricompensa.
In tutti i libri di psicologia si menziona un certo Pavlov che faceva esperimenti con i cani e li premiava col cibo se eseguivano un determinato compito (behaviorismo, stimolo-risposta).
In questo modo si condiziona il cervello di un cane e… anche quello di un bambino, che non ha gli strumenti che Tu hai ora.
In questo modo il bambino impara che per ricevere Amore, deve rinunciare a sé stesso e alla sua indole.
Impara che non può sbagliare, o meglio, non può scegliere e decidere in base a ciò che accade in conseguenza alla sua scelta.
Il bambino impara solo parole come “colpa”, “sbaglio”, “errore”.
Ma in realtà non esiste nulla di tutto questo.
Esiste solo scelta – > conseguenza.
Non esiste una scelta giusta o sbagliata.
Esiste azione e conseguenza.
Questo è bellissimo, perché ogni azione viene ripulita da schemi, colpe ed impregnata di responsabilità (che non è un peso, ma significa “essere abili nel rispondere”).
E il bambino torna a vivere.
Non permettere a nessuno di dirti chi sei, come devi essere, quello che devi fare.
Se non l’hai già visto, guarda il circo della Farfalla, una fiaba alchemica, dove l’Essere da “grezzo” diventa e si riscopre “oro” e brilla di luce propria.
Tornando a bomba.
Quale parte di te stai mostrando alla persona che pensi ti abbia offeso?
Offenderti (credere all’offesa) significa toglierti la responsabilità.
Cioè tu TI stai dicendo che quello che la persona che hai di fronte ti sta dicendo è vero.
L’hai deciso tu, non lui.
Lui lo sta dicendo, ma tu lo stai accettando.
Il Buddha si è pulito la faccia (io non sono arrabbiato non ti risputo), ma non ha respinto lo sputo che rimane della persona che ha sputato.
Sei una bimba cattiva! Questa cosa andava fatta così, non come l’hai fatta tu!
Peggio ancora se c’è un fratello o una sorella e viene chiamata in causa.
Vedi? Lei si che è stata brava!
In questo momento il bambino innocente viene ucciso.
E anche il fratello o la sorella presi come paragone avranno sensi di colpa infiniti.
Ad oggi però, che sei adulto, sei Tu che stai dicendo a quella bambina che è sbagliata, non più il tuo genitore.
Si è sempre in tempo ad aprire quella porta.
Libera il tuo bambino, torna ad abbracciarlo.
Adesso ci sei Tu, consapevole, a prenderlo per mano.
Ad insegnargli quello che per te (per voi) è “giusto” o meglio, fattibile, costruibile, sperimentabile.
E se poi…?
“Sticazzi” come direbbe Gigi Proietti.
Il bambino quando cade si rialza.
Smette di rialzarsi solo quando viene punito ed umiliato.
Alzati e cammina!
E fai della tua vita un miracolo!
Sii tu il tuo miracolo!!!
INPUT PER TE
Leggi la storia del Bimbo Re, contenuta nel libro/ebook: Sulla Strada dell’Io Sono
Inizia ad accendere una luce su di te e i tuoi schemi.
Spogliati di chi eri, decidi chi vuoi essere ORA!
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Vivo di questo, scrivo per Amore e perché ci tengo che il mondo sia un posto un po’ più bello di come l’ho trovato.
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Ti lascio una bellissima canzone di Renato Zero: Sono Innocente, che parla di tutto quanto scritto sin qui.
Ascoltala col cuore con attenzione alle parole.
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