5 Centimetri al secondo…
…è il tempo che impiega un petalo di fiore di ciliegio per cadere a terra.
Da qualche anno mi sto appassionando agli Anime Giapponesi, da wipedia leggiamo cosa sono.
Il termine anime, dall’abbreviazione di animēshon (traslitterazione giapponese della parola inglese animation, “animazione”), è un neologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si indicano l’animazione ed i film d’animazione (giapponesi e non), fino ad allora chiamati dōga eiga (動画 映画, film animato) o manga eiga (漫画 映画, film di fumetti), mentre in Occidente viene comunemente utilizzato per indicare le opere di animazione di produzione giapponese, comprese quelle precedenti l’esordio del lemma stesso.
Altro fattore che porta negli anime tradizioni, aneddoti e situazioni è senz’altro l’etica marziale riconducibile fondamentalmente a quel complesso codice di comportamento costituito dal bushi-dō, la via del nobile guerriero.
Le storie degli anime tendono in particolare ad unire gli aspetti del bujutsu (武術, ‘la tecnica e l’abilità marziale’) e del budō (武道, ‘la via marziale che conduce alla pace’) per fornire il giusto grado di spettacolarizzazione dei combattimenti, ma anche per rappresentare il percorso morale e formativo del protagonista.
Tuttavia, considerato che il bushidō è connotato dalla presenza di qualità morali guida, quali la giustizia, il senso del dovere, la lealtà, la compassione, l’onore, l’onestà ed il coraggio, è bene tener presente che esso fa da sfondo culturale non solo agli anime che in qualche modo siano incentrati sul combattimento, sul conflitto oppure direttamente ambientati nel Giappone feudale, ma anche a molte storie di vita ordinaria, vissute tra i banchi di scuola come tra le mura domestiche.
È infatti lo shugyō (修行), il severo tirocinio praticato dal bushi (o budōka) per arrivare al dominio di sé ed all’autodisciplina, a caratterizzare il percorso e l’evoluzione dei protagonisti degli anime, spesso impegnati in imprese che mettono a dura prova le loro risorse interiori e che richiedono loro di superare le proprie paure e debolezze.
Talvolta, poi, il fine ultimo di tale percorso, passando per il controllo del ki, l’energia interiore, è addirittura l’acquisizione di una consapevolezza della vacuità della realtà che porti a rinunciare alle pretese dell’ego e ad apprezzare la caducità dell’esistenza materiale, così che nemmeno la morte sia più motivo di timore.
Tuttavia, prodromica a questa rinuncia è anche la ricerca e la definizione da parte dell’eroe della propria identità, in contrapposizione alla pretesa omologante della società. – (Wikipedia)
5 Centimetri al secondo…
5 centimetri al secondo, in particolare, mi ha molto colpito per diversi aspetti sia per la storia che per come è stato realizzato.
Ne parlo qui perché penso che spesso, anche guardare in film può aiutare a guardarsi dentro e a far venire fuori sentimenti e dolori che a volte, per non soffrire più di tanto, tendiamo a nascondere e a chiudere in un cassetto, senza sapere che quel dolore è li nascosto ma continua a “vivere” e tenerci lontano da esperienze simili che tenderanno a coinvolgere tutto il nostro essere.
Tenderanno a preservarti dal soffrire, ma così facendo, ti terranno lontano dalla “vita”.
Considerazioni
Una storia drammatica e realistica.
Solo chi ha vissuto qualcosa di simile può comprenderne l’essenza e il dolore.
A volte due anime sono destinate a rincontrarsi ma non a stare insieme.
E dopo quell’ultimo incontro, voluto a tutti i costi, come solo due adolescenti riescono a fare, nonostante già le avversità avessero preannunciato il finale nefasto, tutto è rimasto immobile.
Da quel momento in poi non si sono avvicinati più di un centimetro.
Nel film i protagonisti si sono incrociati più volte, sia fisicamente che nei sogni e nei pensieri, ma non si sa come, non si sono riusciti ad incontrare.
Credo che queste tipologie di incontri siano incontri karmici, che ti fanno comprendere, per differenza, cosa sia l’amore incondizionato.
Impari ad amare qualcuno a prescindere se puoi condividere la vita con lei.
A me è capitato con una ragazza, 12 anni fa, e ancora oggi ne sono innamorato, ma in maniera libera.
Smisi di “contrastare” il destino quando seppi da un’amica comune che ebbe una bambina con un altro uomo.
Quella bambina fu una sorta di liberazione.
Come per Takaki, un licenziamento, un congedo.
Questo Anime mi ha smosso ricordi, emozioni che avevo messo da parte, non senza tristezza, in un cassetto.
Non me l’aspettavo, ed è venuto tutto fuori… all’improvviso.
Penso che anche se “per differenza”, come nella tragedia greca che, attraverso la catarsi redimeva l’uomo dalla sofferenza, così questo anime è un inno alla vita, al lasciare andare, al non attaccamento.
Ancorarsi al passato infatti, è anche un modo per non pensare alla solitudine del presente e uccide ogni possibilità di futuro.
E’ stata una grandissima lezione per me quella storia.
Non a caso nel film, la ragazza che fa surf, lo capisce.
Chi fa surf sa che per cavalcare l’onda deve essere presente, non deve essere ancorata a delle paure del passato, né temere il futuro.
Per essere in equilibrio sull’onda devi essere qui ed ora.
[KiwiClickToTweet tweet=”Devi voler lasciare tutto alle spalle e andare.” quote=”Devi voler lasciare tutto alle spalle e andare.”]
E lei c’è riuscita proprio quando ha lasciato andare l’idea di sé stessa insieme a Takaki.
Voleva dirgli del suo amore ma in cuor suo ha sempre saputo che quel cuore apparteneva da un’altra.
E l’ha lasciato andare.
E ha lasciato che la sua vita continuasse, come in un flusso, come un’onda del mare.
E alla fine… ‘se due petali si staccano dalla stessa pianta nello stesso momento, difficilmente cadranno nello stesso posto’.
Di una poesia stravolgente, nel modo di raccontare, nella musica, nei particolari disegnati in maniera quasi maniacale e le luci… che fanno da atmosfera a tutti gli stati d’animo durante il film.
Uno degli anime più belli mai visti di Makoto Shinkai, differente da quelli di Miyazaki, ma comunque di grande spessore.
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