La strada mi cammina.
Fai pace con le parti più intime di te.
Graphic by Niel Quisaba
#10 modi per “vincere” il mio Ego?
Vincere? 😀
Come avrai intuito dalla virgolette, il titolo del post è ironico.
Il tuo “ego” infatti non lo puoi vincere perché è parte di te.
Non c’è nessuna lotta da fare, anzi, puoi ripristinare una certa “pace e gioia interiore” 🙂
Definiamo brevemente l'”ego” e l’evoluzione del termine dalla psicoanalisi freudiana ai giorni nostri.
E’ sempre bene partire dalla definizione delle cose per capirne meglio il significato, comprenderlo e compenetrarlo a fondo.
Il termine “Ego” è stato coniato da Freud dal tedesco “Ich” in italiano “ego”.
Freud lo considera una sorta di struttura psichica che organizza e media l’interno e l’esterno della persona, le “pulsioni” e le “esigenze della società” e il modo in cui l’essere umano debba risponderle.
Infatti si parla di conflitto ego/super-ego.
L’Io che gestisce tutto, porta alla consapevolezza di sé nella realtà che si vive e al proprio modo di percepirsi nella società.
Ora l’ego è parte integrante del tuo sé, ci vive dentro, è appunto la struttura psichica che percepisce sé stesso e si relaziona con gli altri, che sono “non-ego”.
L’Ego gestisce anche i meccanismi che servono a difendere la tua identità.
Da chi?
Da ciò che hai immagazzinato fino ad ora.
“Ricordati sempre che tu sei il miglior risultato rispetto a tutte le esperienze della tua vita.”
La tua mente ha utilizzato gli strumenti che aveva a disposizione per sopravvivere a tutto quanto sia stato distonico da un unico concetto: l’Amore.
L’amore ti è stato trasmesso come un concetto che per lo più ti porta fuori da te.
L’amore è stato associato a qualunque gesto i nostri genitori (o educatori) abbiano compiuto nei nostri confronti, da una carezza o un bacio ad uno schiaffo o un castigo.
Oggi tu replichi quell’amore, ma non te ne accorgi.
Conoscere te stesso significa, vedere cosa stai replicando, scegliere di non replicare, scegliere le tue definizioni.
Punto.
Questa è consapevolezza di sé, il resto è fuffa, zavorra, roba non tua che ti porti appresso da generazioni senza che tu te ne renda conto.
Apro una parentesi e la chiudo brevemente perché ne parlerò a breve in un altro post dedicato al film “Split”.
Domanda: cosa succede ad un Ego pesantemente abusato? (non parlo solo di abuso sessuale, ma anche psicologico).
Risposta: si “splitta“, ovvero si deframmenta, si divide in più personaggi che tenderanno a proteggere l’identità egoica più debole, quella pura, abusata, il bambino interiore.
Altri esempi di difesa rispetto a pulsioni o esperienze troppo intense e minacciose sono: rimozione, sublimazione, formazione reattiva, scissione, proiezione.
Anna Freud con la “Psicologia dell’Io, è stata la prima ad occuparsi dei meccanismi di difesa dell’Ego per interagire e difendersi dalla realtà.
Carl Gustav Jung invece ha abbastanza stravolto l’approccio freudiano, dando all’Ego una importanza marginale, rendendolo “strumento” di consapevolezza.
Questo approccio mi trova molto favorevole in quanto identifico l’ego con la parte della mente che reagisce agli stimoli, con l’elaboratore di calcolo, con la “bestia” senza controllo.
Curiosità
Tra le divinità indiane Lord Ganesha una delle raffigurazioni di dio avente la testa di elefante, con un piede calpesta una piccolo topo (Mushika o Akhu), che rappresenta l’ego, la mente con tutti i suoi desideri, la bramosia dell’individuo; Ganesha, cavalcando il topo, diviene padrone (e non schiavo) di queste tendenze, indicando il potere che l’intelletto e la discriminazione (potere di scelta, n.d.r.) hanno sulla mente. Inoltre il topo (per natura estremamente vorace), viene spesso raffigurato a fianco di un piatto di dolci, con lo sguardo rivolto a Ganesha mentre tiene un boccone stretto tra le zampe, come in attesa di un suo ordine; rappresenta la mente che è stata completamente assoggettata alla facoltà superiore dell’intelletto, la mente sottoposta ad un ferreo controllo, che fissa Ganesha e non si accosta al cibo se non ne riceve il permesso. C’è anche un altro significato di Akhu, l’astuzia del topo che accompagnata alla saggezza dell’elefante fa compiere grandi imprese e, inoltre, tanto l’elefante quanto il topo, passano dappertutto, quasi senza incontrare ostacoli: uno per via della sua mole e l’altro, per la sua minutezza. (La pace tra spirito ed Ego, n.d.r.) Ganesha, infatti, è colui che aiuta a superare gli ostacoli e viene venerato prima di iniziare qualsiasi impresa. (Fonte Wikipedia)
E’ un po’ per farti capire con esempio, quella parte di te che ti porta subito a reagire se qualcuno ti dice qualcosa e tu la interpreti come una offesa nei tuoi riguardi.
Potrai dire, beh, quel tizio mi ha mandato a quel paese tra due montagne e io che faccio, non gli rispondo a pennello? 🙂
Beh, se quel tizio dice qualcosa a te e tu te la prendi in realtà stai confermando che quanto da lui detto è la verità.
Ma se così non è, cosa ti importa dell’opinione che il tipo ha di te?
” Fai sì che la tua realtà sia determinata da te e non da qualcuno a te esterno. Tu sei la tua verità!”
Dopo Jung un bellissimo approccio all’Ego è stato ripreso dalla “Psicosintesi” fondata dall’italiano Roberto Assagioli, dove l’Ego appunto si manifesta vuoto, senza contenuti, una emanazione del Sé.
L’ego diventa il “contemplatore”, l’“osservatore”, è dinamico nei confronti della realtà (surf, ricordi?), e assieme alla “volontà”, (oggi la volontà è chiamata “Spirito”), gestisce la realtà di cui è consapevole e vive destreggiandosi in essa a suo piacimento, con decisioni ed azioni consapevoli.
Di questo approccio è anche Eckart Tolle, nel suo best seller “Il potere di Adesso” o da Osho che ne parla nei suoi libri.
Bene, sei arrivato fin qui, non è da tutti appassionarsi a questi argomenti. 🙂
Eccoti allora i
#10 modi non per vincere il mio ego ma per renderlo un amico con cui dialogare in gioia e serenità.
#1 Poniti sempre la domanda più importante
Chi sono?
Non smettere mai di chiedertelo, aiuta a riportarti nel momento presente.
Chi sei ORA, non ieri, non domani.
Ciò che conta è chi sei ADESSO.
#2 Chiediti: su cosa si fonda la mia identità?
Sul giudizio che hai di te stesso o su quello degli altri? (Quanta Autostima hai?)
La tua identità si basa sul lavoro che svolgi?
Sul ruolo in famiglia?
Sul ruolo che hai nella società?
Bene, sappi che se rispondi “si” (e sii onesto) a queste ultime domande, la tua vita DIPENDE dagli altri.
Dalla considerazione che gli altri DEVONO avere di te.
Qui sotto vedi la scena iniziale del film Revolver (2005), di Guy Ritchie, dove il protagonista ha un dialogo interiore e riflette su cosa “siamo” e risponde alle domande appena scritte sopra.
Mentre lo fa, viene investito (attenzione che le immagini potrebbero urtare un po’ i più sensibili) e guardate cosa succede…
Loro sono il tuo centro, non tu, vero?
Come dei bambini appena nati che hanno bisogno delle attenzioni dei genitori, noi abbiamo bisogno delle attenzioni degli altri.
Attento che puoi aver sostituito questo bisogno primario con altro (sigaretta, gambling, IAD (internet addiction disorder), etc.) oppure aver sviluppato delle fobie e dei sintomi che ti fanno andare in “crush” nel momento in cui non hai più nulla a cui aggrapparti (i vari Ego).
Sei sicuro che vuoi essere ancora schiavo? (Di te stesso alla fine).
No?
Bene, allora continua a leggere, nel frattempo, se ti sta piacendo l’articolo e se non l’hai fatto ancora, ti chiedo di mettere un like alla pagina Exduco, grazie!
#3 Sviluppa l’osservatore
Osserva quello che ti accade attorno, quello che “non sopporti” degli altri, osserva cosa pensi, cosa dici quando ti succede qualcosa.
Distaccati in qualche modo dal “dramma”, prendine le distanze.
Riesci a sentire CHI sta dicendo quella frase al posto tuo, CHI sta compiendo quell’azione?
Dove l’hai imparata?
Ricordi la prima volta che l’hai sentita o vista fare?
Adesso osserva come tu inconsciamente la stavi rifacendo, nello stesso identico modo.
Applica questo ai tuoi pensieri, ciò ti porterà ad scoprire e osservare le varie parti di te che parlano.
#4 Liberati delle voci che tendono a proteggerti
Quelle stesse voci del punto #3 che non riesci a controllare in qualche modo, come hai visto nel film Revolver, tendono a “proteggerti”, ma anche ad “ovattarti”, a farti vivere una vita sotto una campana di vetro.
Sono quelle voci che ti dicono che “è meglio lasciar perdere, tanto…” o “non ce la potrò fare mai”, “è troppo…”, “lui/lei sta già li e io sono ancora qui…” e così via…
Quali sono le tue frasi depotenzianti?
Scrivile nei commenti per favore, è importante per confrontarci e per darmi un segno che ci sei!
#5 Scrivi tutto ciò che non sopporti delle persone di cui ti circondi e ti sei circondato/a
Fai una lista delle caratteristiche che più non sopporti di chi ti circonda, nel presente e nel passato.
Scrivi il nome e il cognome e accanto la caratteristica che detesti.
Comprendi che quando ti alteri per qualcosa può entrare in gioco l’ego.
Come per l’esempio di prima delle due montagne. 😀
L’ego ha l’abilità di agganciarsi ed identificarsi subito con qualcosa (e di prendersela a male, sul personale) perché solo così può continuare ad esistere.
In poche parole è la tua resistenza al diverso che mantiene l’ego vivo e ben nutrito. :O
Tu resisti e “sei”, perché stai resistendo.
Se lasci andare (non passivamente, ma dopo aver osservato il meccanismo decidi di non identificarti con le parole dell’altro), ecco che l’ego dice, – “e io che ci sto a fare?”
E’ la resistenza al dolore che fa persistere il dolore stesso.
La persona o l’evento che causa il dolore lo attiva soltanto, ma poi sei tu a mantenerlo vivo.
Perché gli resisti.
Lasciati penetrare da quel dolore, non opporgli resistenza e vedrai che esso sparisce all’istante.
#6 Scrivi una lista di cose/persone a cui tieni di più e da cui non ti staccheresti mai
Gesù lo ricordò dicendo al tale ricco: “vendi tutto ciò che hai e seguimi”.
Gesù in questo caso rappresentava la coscienza che andava seguita “spoglia” di tutto il superfluo (l’Ego e i suoi attaccamenti).
Solo chi è puro nel cuore (i bambini) potrà vivere il “Regno dei Cieli” sulla Terra. (Solo chi ha la mente addomesticata e lascia parlare la propria Coscienza vive in uno stato di grazia).
Dunque, di cosa puoi fare a meno e di cosa no?
Sei tu che non puoi farne a meno di qualcuno o è il tuo bisogno di sentirti amato a farti amare qualcuno?
Osservati e lascia andare l’attaccamento.
Vedrai che non muore nessuno se ti stacchi dal cordone. 😛
#7 Lascia andare il controllo
Staccarti dal cordone significa proprio “lasciare che sia”, “let it be!”.
Alza le mani se non puoi controllare qualcosa.
Il voler controllarla a tutti i costi ti arrecherà una sofferenza indicibile.
Con questo non dico che non devi perseguire i tuoi obiettivi o darti da fare per perseguirli, anzi!
Ti sto dicendo di rimanere con le “antennine alzate”, attento ai segnali di ciò che accade.
Ma lascia che la strada te la indichi la tua Coscienza e non il tuo attaccamento al tuo progetto, (se non riesci nel progetto, chi sei Ego? Un fallito?)
Guarda anche il film o leggi il libro, “La forza del Campione”, è in pratica una guida di tutto quello che ti sto dicendo).
Ti voglio raccontare cosa mi è capitato a Settembre 2017…
Ero in Sardegna per un progetto di lavoro, che era propedeutico al mio trasferimento in quella bellissima ed amata terra.
La foto della copertina del mio libro Sulla strada dell’Io Sono, è stata scattata proprio lì.
Dopo quindici giorni mentre facevo trekking mi sono fratturato una caviglia.
In Metamedicina la caviglia (destra) indica la direzione lavorativa che stai percorrendo e il rapporto con il Padre (Carnale e Spirituale).
Bene, ho dovuto “lasciar andare” questo bellissimo progetto e tornare a casa in Abruzzo per curarmi.
Non mi sono scoraggiato, anche se non è stato per nulla facile.
Ho pensato che avrei fatto altro, oltre a lavorare (con il Thetahealing e la Metamedicina) sul rapporto con mio padre e i sui vari sensi di colpa che mi portavo dietro per averlo “deluso” per essere diverso da come mi voleva e per fare una vita diversa da come lui se l’era immaginata per me.
A volte il tuo Sé, il Tuo Essere più profondo ha altri piani per te, diversi dai tuoi.
Impara che “cadere dalla tavola da surf” non è un errore o uno sbaglio, ma una “possibilità”.
Fa che tutte le possibilità che la vita ti mette davanti siano meravigliose, guarda la vita con gli occhi di “Dio” o di come lo chiami.
#8 Comprendi a cosa serve l’Ego
Nel momento in cui arrivi qui sulla Terra, grazie all’Ego ti costruisci una (o più, a seconda delle situazioni, dei ruoli, etc.) identità che ti serve per definirti rispetto a tutto il resto.
Quindi se all’inizio sei una cosa sola con il Tutto, nel momento in cui arrivi qui, questa condizione cambia (“l’Adamsi addormenta”, – “Sulla strada dell’Io Sono”) ed inizia il suo percorso di dimenticanza di Sé.
Questo accade fino ad un certo punto, di solito attorno ai 40 anni.
Poi vivere in un determinato modo non ti soddisfa più e vuoi andare oltre, cerchi una spiegazione diversa da quella che ti sei dato/a fino ad oggi.
Ed ecco che si riparte con il ciclo inverso, cerchi di “conoscerti” e quindi di conoscere il tuo “Ego” per poterlo comprendere e ritornare ad essere tutt’uno con te stesso.
Ovviamente questo processo ha i suoi tempi, può avvenire ma può anche non avvenire mai durante l’arco della vita.
Dipende da Te.
Quando riparti per arrivare al “risveglio di Adam”, piano piano l‘Ego inizia ad arrendersi, a sgretolarsi, viene crocifisso.
L’intera vita del Gesù “il” Cristo, simboleggia proprio questo, la crocifissione dell’Ego contro l’inconsapevolezza dell’Umanità, (Padre perdonali perché non sanno quello che fanno).
#9 Impara a perdonarti
Perdonarsi significa appunto “lasciar andare”.
L’Ho Oponopono per esempio, è una tecnica semplicissima che usa 3 affermazioni:
Il sutra del cuore è il mantra della consapevolezza per eccellenza, della materia trascesa, del non giudizio, del ritorno all’Uno, della Buddhità.
E qualcosa di divino e meraviglioso.
Io l’ho conosciuto la prima volta vedendo il film di Bernardo Bertolucci, “Il Piccolo Buddha”.
Ti scrivo qui il significato, poi ascoltalo su Youtube, nella bellissima versione di Deva Premal, una cantante americana molto famosa.
Il Sutra del Cuore (Prajnaparamita Hrdaya)
Immerso nella saggezza suprema davanti a monaci e Bodhisattva riuniti, Kannon (Avalokitesvara) Bodhisattva della compassione, risponde all’allievo Shariputra insegnando la dottrina del vuoto.
Oh Shariputra, la forma non è che vuoto, il vuoto non è che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma;
lo stesso è per sensazione, percezione, discriminazione e coscienza.
Tutte le cose sono vuote apparizioni, Shariputra. Non sono nate, non sono distrutte, non sono macchiate, non sono pure;
non aumentano e non decrescono. Perciò nella vacuità non c’è forma né sensazione, né percezione, né discriminazione, né coscienza;
Non ci sono occhi né orecchi, naso, lingua, corpo, mente;
Non ci sono forma né suono, odore, gusto, tatto, oggetti;
né c’è un regno del vedere,
e così via fino ad arrivare a nessun regno della coscienza; non vi è conoscenza, né ignoranza, né fine della conoscenza, né fine dell’ignoranza,
e così via fino ad arrivare a né vecchiaia né morte;
né estinzione di vecchiaia e morte;
non c’è sofferenza, karma, estinzione, via;
non c’è saggezza né realizzazione.
Dal momento che non si ha nulla da conseguire, si è un bodhisattva.
Poiché ci si è interamente affidati alla prajna paramita,
la mente non conosce ostacoli; dal momento che la mente non conosce ostacoli non si conosce la paura, si è oltre il pensiero illusorio,
e si raggiunge il Nirvana.
Poiché tutti i Buddha
del passato, del presente e del futuro
si affidano interamente alla prajna paramita, conseguono la suprema illuminazione.
Sappi dunque che la prajna paramita è il grande mantra,
il mantra più alto,
il mantra supremo e incomparabile, capace di placare ogni sofferenza.
Ciò è vero.
Non è falso.
Perciò io recito il mantra della prajna paramita,
Che dice: Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi, svaha!
(andate, andate, andate insieme all’altra sponda, completamente sull’altra sponda, benvenuto risveglio!)
#10 + #1 Fai della tua vita un’opera d’arte
Non so se hai mai visto il film d’animazione Ratatoulle.
Racconta di un giovane cuoco che è una frana, ma che ha voglia di diventare uno dei più bravi cuochi al mondo.
Per riuscirci deve superare il giudizio del critico che guarda caso si chiama “Egò”.
Egò, dopo aver fatto la guerra al povero ragazzo “dal topo in testa” (ricordi Ganesha? elefante e topo arrivano ovunque!), deve ricredersi.
E si ricrede proprio quando il ragazzo si affida totalmente alla maestria del suo amico topolino, mettendo a sua disposizione tutto il suo essere, corpo e braccia in particolare.
Si lascia andare e si fida.
Questa è la fede.
Sapere che si è in buone mani anche se non si ha il controllo di tutto.
Questo è il discorso finale di Egò, bellissimo.
Conclusioni
Un uomo che ha sopraffatto il proprio ego è morto all’idea di sé stesso ed è risuscitato a vita “nuova”.
Nel finale del film Revolver, il protagonista sorride quando il rivale dice: non può uccidere un uomo morto.
Un Ego Morto.
Quando lasci andare la resistenza all’accettare che tu non sei le tue parti, ma che quelle parti sono maschere, personaggi di facciata, i vari “ego” spariscono, e dopo una breve disperazione e smarrimento, la tua coscienza, attraverso la volontà, prende il “comando” della tua vita.
E’ possibile cancellare i programmi vecchi ed installarne di nuovi, è possibile cambiare il modo in cui vedi la tua vita oggi e vederla con altri occhiali.
E’ possibile vivere una vita diversa, con un lavoro diverso, persone diverse.
Un modo di vivere la vita che sia piena espressione del tuo essere!
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#10 MODI PER VINCERE IL MIO EGOultima modifica: 2017-11-13T20:11:19+01:00 da Francesco Mazza